Il dolore cronico, post-traumatico od acuto, troppo spesso è trattato esclusivamente con l'utilizzo di farmaci, limitandosi quindi a smorzare ed attenuare la componente sintomatica, senza intercettare e riequilibrare le cause che hanno portato all'instaurarsi della patologia.
La problematica che spinge il paziente a cercare una risposta efficace, deve necessariamente essere inquadrata in un'ottica allargata, che tenga in chiara considerazione tutte le singole componenti che la caretterizzano, cioè: mente-anima-corpo.
Bisogna anche comprendere che, spesso, il punto in cui si percepisce il dolore non è la sede del problema: cioè si può avere male al collo, ma, in realtà, avere problemi ai piedi o al bacino; oppure un mal di schiena che è causato da disturbi alla mandibola.
Noi siamo la sintesi della nostra storia: traumi, posizioni professionali usuranti, rigidità, vita sedentaria, esperienze, emozioni, gioie, dolori, felicità, rabbia, paura e frustrazione, hanno scolpito il nostro corpo ed il nostro carattere; approcciare una qualunque patologia, senza valutarne e considerarne anche le implicazioni emozionali, rende il trattamento una superficiale applicazione di tecniche che non favoriscono l'integrazione tra mente, corpo e anima.
Il mio approccio cerca di evocare nei pazienti (quando possibile) un maggior livello di autoconsapevolezza, affinchè possano prendere coscienza dei messaggi che il loro corpo tenta di trasmettere.
Purtroppo la parte più complessa di tale modalità operativa, è riuscire a portare i pazienti a comprendere la portata e l'impatto sul corpo di situazioni conflittuali irrisolte, radicate ed incancrenite dal tempo, perchè , tranne rari casi, non fa parte del nostro pensiero/pensare e della nostra cultura occidentale, l'essere consapevoli dell'unità corpo mente.
La cultura imperante è ancora quella di anestetizzare il corpo, l'anima ed i loro conflitti, con gocce e pasticche varie, mantenendo quindi i pazienti in uno stato di disagio fisico/emozionale e di torpore inconsapevole...
Queste "direttive sociali", portano le persone a continuare a consumare farmaci su farmaci, perchè la sottocultura della "pasticca per tutto", è penetrata nelle maglie della società ed è ritenuta cosa normale.
Gli unici beneficiari di questo concetto di "sanità deviante", sono i fatturati delle case farmaceutiche, che crescono, mentre la consapevolezza dei consumatori cala drasticamente!
Io non sono contrario ai farmaci, ma al loro abuso!
QUESTA NON E' L'UNICA SOLUZIONE
23:07:48
PENSACI BENE....!
Dr Alberto Carletti
Osteopata D.O.
Dottore in Fisioterapia